E’ arrivato il momento di tornare ad impugnare il
proprio Bastone, caro Varric!
Ci sono quei giochi che ti coinvolgono per via del grande carisma dei
protagonisti, che ogni volta ti immergono in un turbinio di emozioni date dal mettersi nei panni dei nostri alter ego
videoludici; è il caso di Metal Gear Solid e dei suoi Snake, di Mass Effect e
del suo comandante Shepard, di Uncharted e Nathan Drake … ma non di Dragon
Age.
Dragon Age è fatto di ambientazioni, atmosfere, trama, colpi di scena e non
importa se impersonerai un Elfo reietto che si prenderà il suo riscatto
diventando l’Eroe del Ferelden oppure una Tal-Vashot che, contrariamente a tutte
le sue credenze, sarà proclamata l’Araldo di una divinità degli umani, la
soddisfazione più grande la avrai sempre quando ti soffermerai a guardare i
campi desolati di Redcliff durante il Flagello, oppure l’infinita e arida
vastità dell’Accesso Occidentale.
Dragon Age è il perfetto mondo fantasy dove l’eroe sei effettivamente tu: un personaggio senza nome con un
background più o meno definito capace di plasmare il mondo a sua immagine e
somiglianza attraverso le scelte di gioco – ogni scelta varia la trama, e
persino ogni razza ha implicazioni diverse sulla storia! -; ed eccolo qua il
vero punto forte della saga di Dragon Age, il poter fare scelte che si
ripercorrono non solo sulla trama del singolo gioco, ma anche sulla storyline
complessiva del titolo.
Dopo questo piccolo cappello introduttivo, non dilunghiamoci utileriormente
sulle caratteristiche della saga ma vediamo di capire perché BioWare e EA hanno
centrato il punto dopo il terrificante
Dragon Age2.
Sia chiaro, Dragon Age non parte col piede giusto: un’esplosione nel tempo di
Andraste – la moglie del creatore, detto in parole povere – riduce tutti i
presenti ad una specie di concilio a nient’altro che polvere su ossa e tu sei
l’unico/a sopravvissuto/a (d’ora in poi utilizzerò sempre il maschile per
migliorare la leggibilità) a questa catastrofe. Un gruppo di uomini ti ha visto
uscire dal Velo – l’oltretomba/mondo dei sogni della saga -, luogo in cui
solitamente non si accede fisicamente e, se lo si fa, non se ne esce vivi; si
dice che, mentre tu uscivi da questo squarcio creatosi nel cielo, dietro ad accompagnarti
ci fosse una figura femminea, interpretata dai presenti come Andraste in
persona. Ovviamente l’esplosione non aveva solo ucciso tutti coloro che si
trovavano a qualche chilometro dal suo epicentro, ma aveva anche affievolito il
Velo, cioè aveva resto la barriera tra il mondo reale e quello dei demoni e
degli spiriti assai fine, tanto che in alcuni punti si era proprio strappata,
venendo a creare degli squarci da dove i suddetti demoni e spiriti potevano
uscire a frotte. Dopo l’esplosione sulla tua mano compare uno strano simbolo
che, a quanto sembra, risulta capace di sigillare questi squarci i quali,
qualora non fossero chiusi, si espanderebbero a vista d’occhio fino ad
inghiottire il mondo intero. Tu sei l’unica persona che può, dunque, far qualcosa
per salvare gli abitanti del tuo mondo, divenendo il classico prescelto da
entità superiori – Araldo di Andraste sarà il titolo che ti affideranno volente
o nolente – tanto caro alla letteratura fantasy in genere. Una Storia dalle
premesse non certo originali.
Ma non disperate! La trama
sembra banale, ma il suo sciogliersi e ramificarsi risulterà tutt’altro che
scontato con colpi di scena da smascellamento multiplo carpiato e complessità
generale tutt’altro che di facile sbrigliamento.
Segnata dal tempo, ritroveremo Leiliana. |
Torneranno sia i personaggi visti nel primo gioco come Leiliana, l’amatissima Morrigan, Cullen, e personaggi del disastroso secondo capitolo come Varric, Cassandra, Zevran, chi direttamente, chi meno direttamente, tutti busseranno alla porta dell’Inquisizione, il nuovo ordine che fonderete proseguendo nel gioco – e che dà il nome al gioco stesso – di cui non voglio anticiparvi niente, altrimenti già vi farei vedere come la trama è tutt’altro che scontata!
Il sunto (quasi) perfetto tra il disastro e la perfezione macchinosa.
BioWare ha dato
fondamentale importanza ai feedback degli utenti ricevuti sul gameplay di
Dragon Age: Origins/Awakening e Dragon Age 2: il primo gioco, acclamato dal
mondo come uno dei migliori GdR mai sviluppati, definito dalla critica il
seguito di quel capolavoro che fu Baldur’s Gate, era un gioco di ruolo vecchio
stile con combattimenti a turni classici, con impostazioni di combattimento
predefinite e personalizzabili – cosa necessaria per i più arditi che volevano
completare il gioco alle difficoltà difficile ed Incubo – pausa tattica,
visuale a ¾ e tante altre cose tipiche e bellissime degli RPG. Qualche sostanza
stupefacente particolarmente forte deve aver offuscato la mente degli
sviluppatori durante la produzione di Dragon Age 2. Questo secondo titolo
infatti, si presentava quasi come un banalissimo hack ‘n’ slash, dove la
coreografica del combattimento – bellissima e davvero ben sviluppata, in
particolar modo per il mago - veniva prima di tutta la componente
ruolistica/strategica andando a snaturare fin troppo l’anima del titolo.
Dragon Age: Inquisition risulta il sunto perfetto tra il disastro del secondo e
la perfezione macchinosa del primo titolo: torna un vero menù di impostazioni
strategiche per il team, torna una pausa tattica realmente utile, vengono
inserite le combo (ad esempio, congelare un nemico con un mago e poi tarargli
una freccia esplosiva o perforante con un arciere crea una combo che frantuma le difese avversarie
infliggendo un numero elevato di danni -, la coreografia generale dei
combattimenti è bellissima, la componente action rimane presente solo nelle
difficoltà più basse mentre alle difficoltà più elevate risulta necessaria una
pianificazione iniziale se si vuole uscire vivi anche dal combattimento più
facile.
Un consiglio? Non fate il Warrior a due mani! |
Sia chiaro: in DA:I schivare le frecce tramite uno scatto è possibile (nota per
i meno acuti, in un GdR a turni questo, salvo abilità particolari, non può
avvenire), esistono persino abilità che ti rendono invulnerabile per qualche
secondo o altre che devi usare proprio nell’ultimo istante disponibile per
poter avere l’effetto desiderato – la schivata dell’arciere, la parata del
guerriero a due mani etc.
Nel complesso il gameplay del combattimento risulta davvero soddisfacente, completo sia per i casual gamers che per i “ruolanti navigati” che magari mireranno
a difficoltà più elevate.
Per quanto riguarda il looting il gioco è abbastanza lineare come nel primo –
nel secondo era tutto più semplice, quindi non si può parlare di vero e proprio
looting. A determinate aree corrispondono oggetti unici legati alla storia
delle suddette (difficilmente troverete in una grotta di maghi eretici uno
spadone da guerriero, per intendersi), quindi fin qui niente di eccezionale. Quel
che è davvero strutturato bene e approfonditamente è il crafting: vedrete che
alla fine del gioco gli oggetti più forti saranno quelli che sarete capaci di
realizzare nella fucina della vostra fortezza dell’Inquisizione, non tanto
quelli raccolti con grande fatica, e le personalizzazioni di tali oggetti, dal
colore al tipo di resistenze e/o bonus è veramente ben dettagliato e sconfinato.
Potrete inoltre modificare le armature create o trovate tramite l’aggiunta di
bracciali e stivali, le armi tramite slot differenti in base al tipo come
l’elsa per le spade e i pugnali o l’impugnatura per gli archi e i bastoni.
Insomma, il tutto è molto articolato e ben strutturato … se non fosse che il
sistema in sé non sempre è leggibilissimo né di immediato nell’apprendimento.
Farete molti miscugli prima di creare qualcosa di decente!
Le innovazioni rispetto ai due predecessori sono davvero molte: la più
rilevante è senza dubbio il Tavolo di Guerra dove sarà possibile pianificare
operazioni a tempo derivanti dalle missioni svolte e sbloccare parti del mondo
di gioco attraverso il Potere, cioè un “contatore
di azioni virtuose o meno” come il rifornire il proprio esercito di
vettovaglie o il creare rilievi geologici di determinate aree che esplorerete per
gli scienziati dell’Inquisizione o ancora portare a termine tutte quelle
missioni secondarie care al popolo come ad esempio la mai assente “ritrova l’anello di mio marito ucciso dai
banditi” e via discorrendo. Questo potere riempie un’altra barra, quella
dell’Influenza: più potere avrete e
più sarete influenti nel territorio del Thedas. Ad ogni avanzamento di livello
di questa barra di influenza si potrà spendere un punto di Specializzazione
dell’Inquisizione che consiste in abilità particolari legate all’esplorazione,
alla diplomazia, al combattimento o allo spionaggio. Sarà possibile inoltre,
attraverso il Tavolo di Guerra, assecondare i desideri dei propri compagni ed
aiutarli nei loro affari, sbloccando missioni secondarie relative alla loro
storia. Davvero una aggiunta notevole, brava BioWare!
Graficamente Dragon Age: Inquisition è mosso dal Frost Bite 3 di mamma EA, ma
nonostante questo, alcuni problemi saltano subito all’occhio: i volti risultano
quasi sempre eccessivamente lucidi, quasi di cera, e le animazioni dei
personaggi durante i dialoghi, specie le espressioni facciali, sono sempre
molto rigide – cosa non riscontrabile in quelle di gioco e combattimento.
Rimanendo sempre in tema dialoghi, una menzione d’onore va fatta al doppiaggio:
le due differenti regioni in cui è diviso il Thedas, l’Orlais e il Ferelden,
sono estremamente ben caratterizzate anche dall’accento. Il primo è un mondo
molto mondano, modaiolo, aristocratico, festoso, molto simile alla Francia del
Re Sole per intendersi e, non a caso, il loro accento è creato ad arte
mescolando francese ed inglese. Il Ferelden è quasi tutta zona rurale ed i suoi
abitanti sono spigolosi e duri, un po’ più sempliciotti, bonaccioni, come la
lingua stessa, che si ispira all’inglese più basso. L’ambiente “open world” di
Dragon Age è un po’ fittizio perché non è un unico blocco come abbiamo visto in
giochi quali GTA o Skyrim per rimanere nel genere: ogni area che si va ad
esplorare – sempre attraverso il Tavolo di Guerra o la semplice mappa del mondo
– è circoscritta ad una regione di questo e scissa da tutte le altre;
ciononostante le dimensioni di ogni area sono gigantesche e perdercisi dentro
credendo che sia soltanto quello il mondo di gioco è fin troppo facile. Se le
animazioni dei volti ed i personaggi stessi non risultano fluidissimi, lo
stesso non si può dire del mondo di gioco che regala dei panorami
impareggiabili: l’attenzione riposta poi nella riproduzione di castelli e
costruzioni medievali è quasi maniacale e davvero molto ispirata.
Hey, ma io stavo parlando con lei, come mai adesso mi fissa senza proferire parola?
Non si può parlare solo bene di Dragon Age, purtroppo. EA e BioWare hanno
rilasciato un gioco fin troppo pieno di bug, e la cosa è assai snervante. Il
più fastidioso è quello che riguarda i dialoghi, dove il gioco improvvisamente
si blocca e per far sì che la scena vada avanti devi saltare alcuni spezzoni di
discorso rendendo l’esperienza molto vaga e di difficile comprensione – a me è
capitato durante la romance con uno dei personaggi, il momento era assai
delicato e romantico, pensavo mi stesse semplicemente fissando, e invece … -.
Inoltre spesso il gioco crasha da solo senza motivi apparenti soprattutto dopo
aver cambiato ambientazione.
Giusto un paio di volte, dopo uso prolungato della mia Playstation 4, sempre
durante i cambi di ambientazione, il gioco ha avuto qualche difficoltà col
rendering, caricando un layer per volta e lasciandomi qualche secondo
interdetto sul divano. Altra cosa di rilevante importanza sono gli FPS: ho
riscontrato soltanto un calo vistosissimo di fps con rallentamento generale
mentre stavo combattendo un drago, sempre dopo aver tenuto la macchina accesa
per molte ore, e stavo quindi utilizzando tutte le possibili spell AoE del mio
team, quindi posso affermare con tranquillità che il gioco non mostra problemi
di fps ma anzi, che siano discretamente stabili.
Il punto più forte di questo gioco è indubbiamente la longevità, insieme
alla trama coinvolgente. Per farvi capire di cosa stia parlando, impostando
Difficile come grado di difficoltà, per completare il gioco e neanche in tutte
le sue parti – mi mancava qualche missione secondaria, lo ammetto – ho
impiegato più di novanta ore. E ne volevo ancora, ancora e ancora. Promosso a
pieni voti, non lasciatevelo scappare!
Box delle curiosità!
Collegare un universo di gioco ormai vasto come quello di Dragon Age? E’ facile, attraverso Keep!
Collegare un universo di gioco ormai vasto come quello di Dragon Age? E’ facile, attraverso Keep!
Ricostruire la storia di una saga così complessa non è mai stato tanto facile! |
BioWare ha avuto la brillante idea
di creare una pagina internet dove importare, attraverso l’account Origin,
tutti i progressi svolti dal giocatore durante Dragon Age: Origins e Dragon Age
2 di modo da uniformare il più possibile la storia dei tre capitoli e
abbattendo le barriere del cambio generazionale di console – il sottoscritto
aveva giocato il primo per PC, il secondo su PS3 e quest’ultimo su PS4, quindi
è stata una trovata apprezzatissima! Idea illuminante ed a dir poco geniale.
“E se io non avessi giocato a nessuno dei
due titoli, mi dovrei accontentare di una storia preimpostata o generata
randomicamente?”
Certo che no! Attraverso “l’Arazzo” cioè il tappetto virtuale di Keep dove
sono raffigurate tutte le imprese dell’Eroe del Ferelden del primo capitolo e
di Hawke, Campione di Kirkwall del secondo, potete ricostruire le scelte che
avreste fatto e importarle sul vostro account Origin … fantastico, no?
Qui potete dare una occhiata a quello di cui sto parlando!
http://dragonagekeep.com
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