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giovedì 13 novembre 2014

"Pesante è la testa che regge la corona" - la recensione di "Dracula: Untold"

La leggenda del principe Vlad Dracul è una storia ormai radicata non solo nella letteratura occidentale, ma nell'immaginario collettivo; il mito del vampiro europeo per eccellenza, infatti, non smette di affascinare anche a notevole distanza dalla sua nascita, avvenuta per mano del romanziere Bram Stoker nel lontano 1897 (e grazie alle precedenti suggestioni di John W. Polidori). Nel 1992, Francis Ford Coppola ci aveva già deliziato col suo lungometraggio "Bram Stoker's Dracula", dai più definito l'unica e coerente rappresentazione cinematografica del mitico nosferatu; vivere nel passato però rischia di mummificare il presente, distogliendo il nostro senso critico dal valutare positivamente un prodotto che - pur non brillando per innovazione o magniloquenza - si è rivelato una piccola perla che sarebbe un peccato gettare nel dimenticatoio: si sta parlando di 'Dracula: Untold'.

La storia che non ci hanno mai raccontato
Distaccandosi dal romanzo di Stoker, ma in modo costruttivo, "Dracula: Untold" muta il punto di vista del racconto tradizionale, trasferendo l'attenzione sulle origini che presiedono alla maledizione del principe Vlad e mostrandone in modo preciso l'arco evolutivo; ormai spoglio di quell'ambigua sensualità decadente che aveva caratterizzato l'interpretazione di Gary Oldman, Dracula ci viene presentato come un prigioniero di guerra stanco delle battaglie e psicologicamente segnato dalle atrocità vissute come soldato al servizio dei turchi: un uomo più che umano, insomma, attraversato da paure, desideri e ambizioni personali - più forte della norma, sì, ma sempre incalzato dal terrore di non essere all'altezza, di crollare. Affrancatosi dai musulmani, l'eroe dal passato oscuro ritorna a casa per governare sulla Transilvania assieme alla moglie e tentando di essere un principe fedele alle leggi e premuroso verso i propri sudditi; al nuovo sultano, tuttavia, i propositi di neutralità di Vlad non interessano: sarà questo l'evento decisivo per lo snodarsi della trama,  trama che per ovvi motivi non verrà qui riportata.
 
Il sultano Mehmed II, antagonista di Dracula, interpretato da Dominic Cooper.

Ciò che più colpisce del film, in ogni caso, è la caratterizzazione psicologica dei personaggi, del protagonista in particolar modo (laddove i comprimari, sia buoni che cattivi, peccano di prevedibilità): Dracula non è disegnato come un principe del male (nonostante la fama di guerriero crudele), e neanche come un pericoloso seduttore, o peggio, come una macchietta; le sue scelte hanno a che fare con lo sforzo di restare incorrotti e con la riluttanza ad inutili spargimenti di sangue (questo un leit-motiv fondamentale della pellicola, assieme al concetto di debolezza); i pregi e i difetti della creatura letteraria sono stati rispettati nel bene e nel male (e per fortuna impreziositi anche da un uso funzionale degli effetti speciali), in modo da evitare al pubblico il raccapricciante spettacolo di un non-morto che scintilla alla luce del sole. Vlad può trasformarsi in uno stormo di pipistrelli, percepire ciò che ai comuni mortali sfugge del tutto, sopportare la fatica più a lungo degli altri; a causa di tale forza, tuttavia, è costretto a venire a patti con se stesso, a compromettersi, perché ogni successo ottenuto esige un prezzo altissimo, in termini morali: ciò che consuma il re, più che la sete di sangue, è il potere che ha richiesto per salvare la Transilvania. Una forza che si rivela sconfinata. E incontrollabile.
Il vampiro della montagna, interpretato da un feroce Charles Dance.

Re, alfieri, torri e regine: il cast di "Dracula: Untold"
Il cast artistico di "Dracula: Untold" non sembra volersi fregiare di nomi blasonati, ma tutti gli attori coinvolti nella pellicola, da Luke Evans (Dracula) a Sarah Gadon (Mirena), si sono rivelati sorprendentemente azzeccati, soprattutto se si esamina il film in ottica corale. Nessuno dei personaggi scavalca gli altri, e questo ha permesso al prodotto di mantenersi coerente e coeso nella sua costituzione complessiva. L'interpretazione di Evans, in particolare, merita una menzione speciale: è riuscita infatti a comunicare bene, e senza eccessivi virtuosismi o tonfi sgraziati, la sofferta caduta di un eroe che, se ha perso in sensualità e carica erotica rispetto al Vlad di Oldman, ha certamente guadagnato in tragicità; anche il giovane Dominic Cooper (che interpreta Ian Fleming nella recente serie-biopic sullo scrittore che ha inventato James Bond) si difende bene, mentre la Gadon (già apprezzata nell'eccellente "Enemy" del regista canadese Denis Villeneuve e in "Cosmopolis" di David Cronenberg) sicuramente non scende al di sotto del 'discreto', ma avrebbe potuto essere sfruttata meglio, con una parte magari più incisiva. In ultimo va citato Charles Dance (noto al grande pubblico per la sua presenza, come Tywin Lannister, nel cast di Game of Thrones), al quale è stata affidata la parte del malefico vampiro della montagna, la creatura che concede a Vlad il suo potere.
Vlad e Mirena, i cui ruoli sono coperti da Luke Evans (a sinistra) e Sarah Gadon (a destra)
Il prezzo del tributo: Reboot citazionistico o prodotto autonomo?
Il peso delle citazioni, in un'opera cinematografica inquadrata in un contesto commerciale come quello di "Dracula: Untold", presenta l'urgenza di una domanda che non ammette evasioni: il film è una copia blanda di qualcosa che abbiamo già visto, un pallido riflesso della produzione di Coppola, oppure è una pellicola che merita di essere guardata senza pregiudizi, perché in possesso di una propria autonomia? La risposta all'interrogativo, come il pubblico potrà benissimo constatare da sé, è nella seconda opzione. "Dracula: Untold" non vuole rivaleggiare col passato e neanche presentarsi come rivoluzione, anzi, è uno spettacolo modesto ma curato, scritto davvero bene (in termini cinematografici), godibile e, soprattutto, privo di tempi morti, il cui unico intento è raccontare la genesi del personaggio che tutti noi amiamo. I 90 minuti del film non si perdono in chiacchiere, sfruttando in modo oculato sia pause che scene d'azione; in questo modo, si ha l'impressione che la storia abbia un respiro più ampio pur non possedendolo, grazie ad un trompe-l'-oeil che non annoia mai lo spettatore. Diversi sono i richiami (più corretto definirli omaggi) al capolavoro di Coppola, rivisitati e integrati ben oltre il livello della semplice citazione: l'armatura di Dracula, ad esempio, l'ambiguità lessicale che riguarda le espressioni 'Figlio del diavolo/Figlio del drago' o addirittura l'intera scena finale, che non potrà non ricordare l'arrivo a Londra del vampiro di Oldman, legando i due film in rapporto di reciproca complementarietà (stesso parallelismo che interessa "Prometheus" e il primo "Alien", com'anche "La Cosa" di Matthijs van Heijningen Jr. e l'omonima pietra miliare diretta da John Carpenter).


Quando cala il sole: conclusioni
Tirando le somme, si può benissimo dire che "Dracula: Untold" di Gary Shores è assimilabile alla nutrita fascia di prodotti 'di medio calibro' che Hollywood spesso sforna per i momenti di magra nelle programmazioni cinematografiche (stessa cosa per l'interessante "Contraband" di Baltasar Kormàkur, con Mark Wahberg e Ben Foster, o "Faster" con Billy Bob Thornton, regia di George Tillman Jr.) e che, la maggior parte delle volte (a differenza del pessimo "Dreamhouse" con Rachel Weisz e Daniel Craig), si rivelano ottimi spettacoli d'intrattenimento, mai esagerati e, cosa più importante, confezionati con cura pur essendo creazioni da catena di montaggio. "Dracula: Untold" vale il prezzo del biglietto in ogni caso, perché prodotto in modo discreto ma piacevole.




2 commenti:

  1. Premetto che non ho visto il film ma... perché vedere questo film quando puoi andare a vedere interstellar? (cosa che ho fatto, dovendo scegliere sono andato a vedere l'ultimo di Nolan XD)

    Se è veramente così interessante magari lo recupererò in seguito ma boh...

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    Risposte
    1. Una semplice questione di tempistiche; la recensione è di ieri, ma quando sono andato a vedere il film in questione 'Interstellar' non era ancora uscito. E la recensione della pellicola di Nolan, in ogni caso, è stata già sistemata dall'admin del blog. Non avrebbe avuto senso recensire due volte lo stesso prodotto. Tutto qua.

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