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mercoledì 17 dicembre 2014

Dragon Age: Inquisition, il GdR che ci si aspettava da tempo



E’ arrivato il momento di tornare ad impugnare il proprio Bastone, caro Varric!
Ci sono quei giochi che ti coinvolgono per via del grande carisma dei protagonisti, che ogni volta ti immergono in un turbinio di emozioni date dal mettersi nei panni dei nostri alter ego videoludici; è il caso di Metal Gear Solid e dei suoi Snake, di Mass Effect e del suo comandante Shepard, di Uncharted e Nathan Drake … ma non di Dragon Age.

Dragon Age è fatto di ambientazioni, atmosfere, trama, colpi di scena e non importa se impersonerai un Elfo reietto che si prenderà il suo riscatto diventando l’Eroe del Ferelden oppure una Tal-Vashot che, contrariamente a tutte le sue credenze, sarà proclamata l’Araldo di una divinità degli umani, la soddisfazione più grande la avrai sempre quando ti soffermerai a guardare i campi desolati di Redcliff durante il Flagello, oppure l’infinita e arida vastità dell’Accesso Occidentale.

Dragon Age è il perfetto mondo fantasy dove l’eroe sei effettivamente tu: un personaggio senza nome con un background più o meno definito capace di plasmare il mondo a sua immagine e somiglianza attraverso le scelte di gioco – ogni scelta varia la trama, e persino ogni razza ha implicazioni diverse sulla storia! -; ed eccolo qua il vero punto forte della saga di Dragon Age, il poter fare scelte che si ripercorrono non solo sulla trama del singolo gioco, ma anche sulla storyline complessiva del titolo. 

Dopo questo piccolo cappello introduttivo, non dilunghiamoci utileriormente sulle caratteristiche della saga ma vediamo di capire perché BioWare e EA hanno centrato il punto dopo il terrificante Dragon Age2.

Una Storia dalle premesse non certo originali.

Sia chiaro, Dragon Age non parte col piede giusto: un’esplosione nel tempo di Andraste – la moglie del creatore, detto in parole povere – riduce tutti i presenti ad una specie di concilio a nient’altro che polvere su ossa e tu sei l’unico/a sopravvissuto/a (d’ora in poi utilizzerò sempre il maschile per migliorare la leggibilità) a questa catastrofe. Un gruppo di uomini ti ha visto uscire dal Velo – l’oltretomba/mondo dei sogni della saga -, luogo in cui solitamente non si accede fisicamente e, se lo si fa, non se ne esce vivi; si dice che, mentre tu uscivi da questo squarcio creatosi nel cielo, dietro ad accompagnarti ci fosse una figura femminea, interpretata dai presenti come Andraste in persona. Ovviamente l’esplosione non aveva solo ucciso tutti coloro che si trovavano a qualche chilometro dal suo epicentro, ma aveva anche affievolito il Velo, cioè aveva resto la barriera tra il mondo reale e quello dei demoni e degli spiriti assai fine, tanto che in alcuni punti si era proprio strappata, venendo a creare degli squarci da dove i suddetti demoni e spiriti potevano uscire a frotte. Dopo l’esplosione sulla tua mano compare uno strano simbolo che, a quanto sembra, risulta capace di sigillare questi squarci i quali, qualora non fossero chiusi, si espanderebbero a vista d’occhio fino ad inghiottire il mondo intero. Tu sei l’unica persona che può, dunque, far qualcosa per salvare gli abitanti del tuo mondo, divenendo il classico prescelto da entità superiori – Araldo di Andraste sarà il titolo che ti affideranno volente o nolente – tanto caro alla letteratura fantasy in genere. Una Storia dalle premesse non certo originali.

Ma non disperate! La trama sembra banale, ma il suo sciogliersi e ramificarsi risulterà tutt’altro che scontato con colpi di scena da smascellamento multiplo carpiato e complessità generale tutt’altro che di facile sbrigliamento.

Segnata dal tempo, ritroveremo Leiliana.

Torneranno sia i personaggi visti nel primo gioco come Leiliana, l’amatissima Morrigan, Cullen, e personaggi del disastroso secondo capitolo come Varric, Cassandra, Zevran, chi direttamente, chi meno direttamente, tutti busseranno alla porta dell’Inquisizione, il nuovo ordine che fonderete proseguendo nel gioco – e che dà il nome al gioco stesso – di cui non voglio anticiparvi niente, altrimenti già vi farei vedere come la trama è tutt’altro che scontata!

Il sunto (quasi) perfetto tra il disastro e la perfezione macchinosa.


BioWare ha dato fondamentale importanza ai feedback degli utenti ricevuti sul gameplay di Dragon Age: Origins/Awakening e Dragon Age 2: il primo gioco, acclamato dal mondo come uno dei migliori GdR mai sviluppati, definito dalla critica il seguito di quel capolavoro che fu Baldur’s Gate, era un gioco di ruolo vecchio stile con combattimenti a turni classici, con impostazioni di combattimento predefinite e personalizzabili – cosa necessaria per i più arditi che volevano completare il gioco alle difficoltà difficile ed Incubo – pausa tattica, visuale a ¾ e tante altre cose tipiche e bellissime degli RPG. Qualche sostanza stupefacente particolarmente forte deve aver offuscato la mente degli sviluppatori durante la produzione di Dragon Age 2. Questo secondo titolo infatti, si presentava quasi come un banalissimo hack ‘n’ slash, dove la coreografica del combattimento – bellissima e davvero ben sviluppata, in particolar modo per il mago - veniva prima di tutta la componente ruolistica/strategica andando a snaturare fin troppo l’anima del titolo.
Dragon Age: Inquisition risulta il sunto perfetto tra il disastro del secondo e la perfezione macchinosa del primo titolo: torna un vero menù di impostazioni strategiche per il team, torna una pausa tattica realmente utile, vengono inserite le combo (ad esempio, congelare un nemico con un mago e poi tarargli una freccia esplosiva o perforante con un arciere crea una combo che frantuma le difese avversarie infliggendo un numero elevato di danni -, la coreografia generale dei combattimenti è bellissima, la componente action rimane presente solo nelle difficoltà più basse mentre alle difficoltà più elevate risulta necessaria una pianificazione iniziale se si vuole uscire vivi anche dal combattimento più facile. 
Un consiglio? Non fate il Warrior a due mani!
Sia chiaro: in DA:I schivare le frecce tramite uno scatto è possibile (nota per i meno acuti, in un GdR a turni questo, salvo abilità particolari, non può avvenire), esistono persino abilità che ti rendono invulnerabile per qualche secondo o altre che devi usare proprio nell’ultimo istante disponibile per poter avere l’effetto desiderato – la schivata dell’arciere, la parata del guerriero a due mani etc. 
Nel complesso il gameplay del combattimento risulta davvero soddisfacente,  completo sia per i casual gamers che per i “ruolanti navigati” che magari mireranno a difficoltà più elevate. 

Per quanto riguarda il looting il gioco è abbastanza lineare come nel primo – nel secondo era tutto più semplice, quindi non si può parlare di vero e proprio looting. A determinate aree corrispondono oggetti unici legati alla storia delle suddette (difficilmente troverete in una grotta di maghi eretici uno spadone da guerriero, per intendersi), quindi fin qui niente di eccezionale. Quel che è davvero strutturato bene e approfonditamente è il crafting: vedrete che alla fine del gioco gli oggetti più forti saranno quelli che sarete capaci di realizzare nella fucina della vostra fortezza dell’Inquisizione, non tanto quelli raccolti con grande fatica, e le personalizzazioni di tali oggetti, dal colore al tipo di resistenze e/o bonus è veramente ben dettagliato e sconfinato. Potrete inoltre modificare le armature create o trovate tramite l’aggiunta di bracciali e stivali, le armi tramite slot differenti in base al tipo come l’elsa per le spade e i pugnali o l’impugnatura per gli archi e i bastoni. Insomma, il tutto è molto articolato e ben strutturato … se non fosse che il sistema in sé non sempre è leggibilissimo né di immediato nell’apprendimento. Farete molti miscugli prima di creare qualcosa di decente!

Le innovazioni rispetto ai due predecessori sono davvero molte: la più rilevante è senza dubbio il Tavolo di Guerra dove sarà possibile pianificare operazioni a tempo derivanti dalle missioni svolte e sbloccare parti del mondo di gioco attraverso il Potere, cioè un “contatore di azioni virtuose o meno” come il rifornire il proprio esercito di vettovaglie o il creare rilievi geologici di determinate aree che esplorerete per gli scienziati dell’Inquisizione o ancora portare a termine tutte quelle missioni secondarie care al popolo come ad esempio la mai assente “ritrova l’anello di mio marito ucciso dai banditi” e via discorrendo. Questo potere riempie un’altra barra, quella dell’Influenza: più potere avrete e più sarete influenti nel territorio del Thedas. Ad ogni avanzamento di livello di questa barra di influenza si potrà spendere un punto di Specializzazione dell’Inquisizione che consiste in abilità particolari legate all’esplorazione, alla diplomazia, al combattimento o allo spionaggio. Sarà possibile inoltre, attraverso il Tavolo di Guerra, assecondare i desideri dei propri compagni ed aiutarli nei loro affari, sbloccando missioni secondarie relative alla loro storia. Davvero una aggiunta notevole, brava BioWare!

Graficamente Dragon Age: Inquisition è mosso dal Frost Bite 3 di mamma EA, ma nonostante questo, alcuni problemi saltano subito all’occhio: i volti risultano quasi sempre eccessivamente lucidi, quasi di cera, e le animazioni dei personaggi durante i dialoghi, specie le espressioni facciali, sono sempre molto rigide – cosa non riscontrabile in quelle di gioco e combattimento. Rimanendo sempre in tema dialoghi, una menzione d’onore va fatta al doppiaggio: le due differenti regioni in cui è diviso il Thedas, l’Orlais e il Ferelden, sono estremamente ben caratterizzate anche dall’accento. Il primo è un mondo molto mondano, modaiolo, aristocratico, festoso, molto simile alla Francia del Re Sole per intendersi e, non a caso, il loro accento è creato ad arte mescolando francese ed inglese. Il Ferelden è quasi tutta zona rurale ed i suoi abitanti sono spigolosi e duri, un po’ più sempliciotti, bonaccioni, come la lingua stessa, che si ispira all’inglese più basso. L’ambiente “open world” di Dragon Age è un po’ fittizio perché non è un unico blocco come abbiamo visto in giochi quali GTA o Skyrim per rimanere nel genere: ogni area che si va ad esplorare – sempre attraverso il Tavolo di Guerra o la semplice mappa del mondo – è circoscritta ad una regione di questo e scissa da tutte le altre; ciononostante le dimensioni di ogni area sono gigantesche e perdercisi dentro credendo che sia soltanto quello il mondo di gioco è fin troppo facile. Se le animazioni dei volti ed i personaggi stessi non risultano fluidissimi, lo stesso non si può dire del mondo di gioco che regala dei panorami impareggiabili: l’attenzione riposta poi nella riproduzione di castelli e costruzioni medievali è quasi maniacale e davvero molto ispirata.

Hey, ma io stavo parlando con lei, come mai adesso mi fissa senza proferire parola?

Non si può parlare solo bene di Dragon Age, purtroppo. EA e BioWare hanno rilasciato un gioco fin troppo pieno di bug, e la cosa è assai snervante. Il più fastidioso è quello che riguarda i dialoghi, dove il gioco improvvisamente si blocca e per far sì che la scena vada avanti devi saltare alcuni spezzoni di discorso rendendo l’esperienza molto vaga e di difficile comprensione – a me è capitato durante la romance con uno dei personaggi, il momento era assai delicato e romantico, pensavo mi stesse semplicemente fissando, e invece … -. Inoltre spesso il gioco crasha da solo senza motivi apparenti soprattutto dopo aver cambiato ambientazione. 
Giusto un paio di volte, dopo uso prolungato della mia Playstation 4, sempre durante i cambi di ambientazione, il gioco ha avuto qualche difficoltà col rendering, caricando un layer per volta e lasciandomi qualche secondo interdetto sul divano. Altra cosa di rilevante importanza sono gli FPS: ho riscontrato soltanto un calo vistosissimo di fps con rallentamento generale mentre stavo combattendo un drago, sempre dopo aver tenuto la macchina accesa per molte ore, e stavo quindi utilizzando tutte le possibili spell AoE del mio team, quindi posso affermare con tranquillità che il gioco non mostra problemi di fps ma anzi, che siano discretamente stabili. 

Eppure non mi ricordavo di avere questa barba quando ho iniziato a giocare Dragon Age: Inquisition!

Il punto più forte di questo gioco è indubbiamente la longevità, insieme alla trama coinvolgente. Per farvi capire di cosa stia parlando, impostando Difficile come grado di difficoltà, per completare il gioco e neanche in tutte le sue parti – mi mancava qualche missione secondaria, lo ammetto – ho impiegato più di novanta ore. E ne volevo ancora, ancora e ancora. Promosso a pieni voti, non lasciatevelo scappare!




Box delle curiosità!

Collegare un universo di gioco ormai vasto come quello di Dragon Age? E’ facile, attraverso Keep!

Ricostruire la storia di una saga così complessa non è mai stato tanto facile!
BioWare ha avuto la brillante idea di creare una pagina internet dove importare, attraverso l’account Origin, tutti i progressi svolti dal giocatore durante Dragon Age: Origins e Dragon Age 2 di modo da uniformare il più possibile la storia dei tre capitoli e abbattendo le barriere del cambio generazionale di console – il sottoscritto aveva giocato il primo per PC, il secondo su PS3 e quest’ultimo su PS4, quindi è stata una trovata apprezzatissima! Idea illuminante ed a dir poco geniale. 
“E se io non avessi giocato a nessuno dei due titoli, mi dovrei accontentare di una storia preimpostata o generata randomicamente?”
Certo che no! Attraverso “l’Arazzo” cioè il tappetto virtuale di Keep dove sono raffigurate tutte le imprese dell’Eroe del Ferelden del primo capitolo e di Hawke, Campione di Kirkwall del secondo, potete ricostruire le scelte che avreste fatto e importarle sul vostro account Origin … fantastico, no?
Qui potete dare una occhiata a quello di cui sto parlando! http://dragonagekeep.com

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